giovedì 10 agosto 2017

Parabola dei talenti


Matteo 25:14-30

  Gesù insegnava ai suoi discepoli in che cosa consisteva amministrare i doni di Dio , così racconto a loro questa parabola:
  Avverrà come a un uomo il quale, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni.  A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì. 




Subito, colui che aveva ricevuto i cinque talenti andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri cinque.  Allo stesso modo, quello dei due talenti ne guadagnò altri due.  Ma colui che ne aveva ricevuto uno, andò a fare una buca in terra e vi nascose il denaro del suo padrone. 



 Dopo molto tempo, il padrone di quei servi ritornò a fare i conti con loro.  Colui che aveva ricevuto i cinque talenti venne e presentò altri cinque talenti, dicendo: "Signore, tu mi affidasti cinque talenti: ecco, ne ho guadagnati altri cinque".  Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore".  Poi, si presentò anche quello dei due talenti e disse: "Signore, tu mi affidasti due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore".  



Poi si avvicinò anche quello che aveva ricevuto un talento solo, e disse: "Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;  ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; eccoti il tuo".





Il suo padrone gli rispose: "Servo malvagio e fannullone, tu sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;  dovevi dunque portare il mio denaro dai banchieri; al mio ritorno avrei ritirato il mio con l'interesse.  Toglietegli dunque il talento e datelo a colui che ha i dieci talenti.  Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.  E quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti".




Gesu' voleva insegnare ai suoi discepoli che loro erano partecipi nel annunciare il regno dei cieli , per quello Dio aveva donato ad ognuno di loro dei doni che sarebbero serviti come benedizione per loro e per coloro che avessero ricevuto il messaggio del vangelo.
il dono di Dio sempre porterà frutto se si trova in un vero discepolo...invece in servi egoisti, paurosi , e infedeli di certo non produrranno niente.

venerdì 4 agosto 2017

Parabola del ricco e Lazzaro


Luca 16: 19-31



«C'era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni giorno si divertiva splendidamente;





  E c'era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri,  e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulceri. 




Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto.





 E nell'Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno;  ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma". 




 Ma Abraamo disse: "Figlio, ricòrdati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato.  Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di là si passi da noi".  



Ed egli disse: "Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre,  perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento".




  Abraamo disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli".  Ed egli: "No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvedranno".  


Abraamo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita"»

La Parabola del buon Samaritano

Luca 10 : 25-37


Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, e gli disse: Maestro che devo fare per ereditare la vita eterna ? Gesù gli disse: nella legge che cosa sta scritto? Come leggi? Egli rispose: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso. Gesù gli disse hai risposto esattamente; fa' questo, e vivrai. Ma egli volendo giustificarsi, disse a Gesù: E chi è il mio prossimo?
Gesù rispose: Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un  sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto.






Così pure un Levita giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. 




Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; avvicinatosi, fascio le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui.











Il giorno dopo, presse due denari, li diede all'oste e gli disse: prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno. Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni? Quegli rispose: Colui che gli uso misericordia. Gesù gli disse: Va', e fa' anche tu la stessa cosa.

sabato 18 giugno 2016

Giuseppe e i suoi fratelli

Genesi 37 - 45



Giacobbe aveva dodici figli , ma amava in particolar modo Giuseppe perché era il figlio della sua vecchiaia.



Egli fece una veste lunga di tanti colori ; suoi fratelli vedevano che il loro padre l'amava più di tutti gli altri fratelli ; perciò l'odiavano.




Un giorno quando tutti i fratelli erano insieme a pascolare il gregge del loro padre, videro arrivare Giuseppe, e dissero l'uno all'altro gettiamolo in una cisterna;  e così fecero, lo spogliarono delle sue veste colorate e lo gettarono . Ma vedendo arrivare una carovana di mercanti ,  lo fecero salire dalla cisterna, e lo vendettero.





Presero le vesti di Giuseppe e l'intinsero nel sangue, e mandarono uno a portare la veste  al loro padre, che subito la riconobbe, e disse:"Una bestia feroce l'ha divorato" .  Suo padre lo pianse e nessun figlio riusciva a consolarlo. 




Arrivati i mercanti in Egitto, Giuseppe fu venduto come sciavo a Potifar, capitano delle guardie del faraone. Il signore era con Giuseppe e Potifar lo fece maggiordomo della sua casa. 





La moglie di Potifar era innamorata di Giuseppe , e cerco di sedurlo, ma vedendo che lui non ascoltava le sue parole ,lo fece imprigionare.




Una notte il faraone fece un sogno,  vide salire dal fiume sette vacche grasse, dopo quelle , vide salire altre sette vacche di brutto aspetto.Poi si riadormentò e sogno di nuovo: ecco sette spighe belle venir su da un unico stelo. poi ecco germogliare altre sette spighe sottili. Il faraone si sveglio ed era turbato.




La mattina il faraone mandò a chiamare tutti maghi e tutti savi d'Egitto e racconto loro il suo sogno ma non c'era nessuno che potesse interpretare il sogno del faraone. Allora un coppiere che aveva conosciuto Giuseppe in prigione si ricordò di lui , e lo fece venire davanti al faraone.




Allora il faraone racconto il sogno e  Giuseppe disse :"Il Signore a voluto far conoscere al faraone ciò che sta per fare. Ecco stanno per venire sette anni di grande abbondanza in tutto il paese .Dopo verranno sette anni di carestia . Or il faraone si faccia una riserva di cibo per i sette anni di carestia cosi il paese non perirà per la carestia.




La cosa piacque al faraone, e al comando di Giuseppe tutto il paese d'Egitto immagazzinò viveri nei sette anni di abbondanza, E quando arrivarono i sette anni di carestia i granai erano pieni . 




La carestia colpì tutti i paesi , e da tutte le parti arrivavano in Egitto per comprare del grano. Giacobbe allora mando i dieci fratelli di Giuseppe a comprare del grano in Egitto. 
Quando arrivarono in Egitto si presentarono davanti a Giuseppe che subito gli riconobbe; ma non si fece riconoscere; 
si ricordava ancora del male che i suoi fratelli avevano fatto. Senza perdere tempo ,gli mise alla prova , fece nascondere una coppa dentro il sacco del fratello minore  




Quando fu trovata la coppa dentro il sacco del fratello minore, si ordino che lui fossi  portato davanti a Giuseppe           



Giuseppe fu molto severo nel suo giudizio e ordino di portarlo in prigione ed essere uno sciavo per sempre




 ma i fratelli uno dopo l'altro si offrivano al posto del loro fratello minore, Giuseppe rimase sorpreso dalla risposta e capì che erano cambiati




Non potendo più nascondere la propria identità, sì fece riconoscere davanti a tutti e benedisse il Signore che nel suo benevole disegno aveva fatto cambiare il cuore dei suoi fratelli, chiese di essere portato dal suo amato padre per riabbracciarlo e raccontarli  tutto quello che Dio aveva fatto.




martedì 9 giugno 2015

La parabola della vite e i tralci


Giovanni 15:1-8

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vite vera e il padre mio
è  il vignaiuolo "





Ogni tralcio che in me non da frutto, lo toglie via







E ogni tralcio che da frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunziata . Dimorate in me. e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me.






 Io sono la vite , voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla.





 Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano .




Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. 




In questo è glorificato il i
padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli. 




domenica 19 ottobre 2014

Dio parla al piccolo Samuele

 1 Samuele 3 

Il piccolo Samuele serviva il Signore sotto gli occhi di Eli.



 La parola del signore era rara a quei tempi, e le visioni non erano frequenti. Una notte quando Eli e Samuele erano già al letto, il Signore chiamo Samuele il quale rispose "eccomi"



Poi corse da Eli e disse: "eccomi poiché tu mi hai chiamato",


Eli rispose: "Io non ti ho chiamato, torna a dormire",.Ed egli tornò a dormire.



Il Signore chiamò di nuovo Samuele . Samuele si alzò , andò da Eli ,




 E disse: "eccomi poiché tu mi hai chiamato". Eli rispose: "Figlio mio, io non ti ho chiamato, torna a dormire".




Ora Samuele non conosceva ancora il Signore, e la parola del signore non gli era ancora stata rivelata.
Il Signore chiamò di nuovo Samuele, per la terza volta .




Ed egli si alzò, andò da Eli e disse:"eccomi poiché tu mi hai chiamato".




Allora Eli compresse che il Signore chiamava il bambino.





 Ed egli disse a Samuele:" Va a dormire; e, se sarai chiamato ancora, dirai: " Parla Signore, poiché il tuo servo ascolta". 





Samuele andò dunque a dormire al suo posto. Il signore venne si fermò accanto a lui e chiamò come le altre volte : "Samuele, Samuele!".





E Samuele rispose:"Parla , poiché il tuo servo ascolta". Allora il Signore disse a Samuele:"Ecco io sto per fare in Israele una cosa tale che chi la udrà ne avrà intronati tutti e due gli orecchi. In quel giorno io compirò contro Eli, dal principio fino a la fine , tutto ciò che ho detto circa la sua casa".




La parola del Signore lascio il piccolo Samuele molto spaventato ,che temeva di raccontare ad Eli la visione!!